come Carlo Acutis dai spazio a Gesù nella tua vita e digli ogni giorno:
“Gesù, accomodati pure, fa’ come se stessi a casa tua”.
e non dimenticare che
“La santità non consiste nel fare cose ogni giorno più difficili, ma nel farle ogni volta con più amore” (S. Teresa D'Avila)
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26 Novembre
Prima Lettura
Dal libro del profeta Daniele
Dn 5,1-6.13-14.16-17.23-28
In quei giorni, il re Baldassàr imbandì un grande banchetto a mille dei suoi dignitari e insieme con loro si diede a bere vino. Quando Baldassàr ebbe molto bevuto, comandò che fossero portati i vasi d’oro e d’argento che Nabucodònosor, suo padre, aveva asportato dal tempio di Gerusalemme, perché vi bevessero il re e i suoi dignitari, le sue mogli e le sue concubine. Furono quindi portati i vasi d’oro, che erano stati asportati dal tempio di Dio a Gerusalemme, e il re, i suoi dignitari, le sue mogli e le sue concubine li usarono per bere; mentre bevevano il vino, lodavano gli dèi d’oro, d’argento, di bronzo, di ferro, di legno e di pietra.
In quel momento apparvero le dita di una mano d’uomo, che si misero a scrivere sull’intonaco della parete del palazzo reale, di fronte al candelabro, e il re vide il palmo di quella mano che scriveva. Allora il re cambiò colore: spaventosi pensieri lo assalirono, le giunture dei suoi fianchi si allentarono, i suoi ginocchi battevano l’uno contro l’altro.
Fu allora introdotto Daniele alla presenza del re ed egli gli disse: «Sei tu Daniele, un deportato dei Giudei, che il re, mio padre, ha portato qui dalla Giudea? Ho inteso dire che tu possiedi lo spirito degli dèi santi e che si trova in te luce, intelligenza e sapienza straordinaria. Ora, mi è stato detto che tu sei esperto nel dare spiegazioni e risolvere questioni difficili. Se quindi potrai leggermi questa scrittura e darmene la spiegazione, tu sarai vestito di porpora, porterai al collo una collana d’oro e sarai terzo nel governo del regno».
Daniele rispose al re: «Tieni pure i tuoi doni per te e da’ ad altri i tuoi regali: tuttavia io leggerò la scrittura al re e gliene darò la spiegazione. Ti sei innalzato contro il Signore del cielo e sono stati portati davanti a te i vasi del suo tempio e in essi avete bevuto tu, i tuoi dignitari, le tue mogli, le tue concubine: tu hai reso lode agli dèi d’argento, d’oro, di bronzo, di ferro, di legno, di pietra, i quali non vedono, non odono e non comprendono, e non hai glorificato Dio, nelle cui mani è la tua vita e a cui appartengono tutte le tue vie. Da lui fu allora mandato il palmo di quella mano che ha tracciato quello scritto. E questo è lo scritto tracciato: Mene, Tekel, Peres, e questa ne è l’interpretazione: Mene: Dio ha contato il tuo regno e gli ha posto fine; Tekel: tu sei stato pesato sulle bilance e sei stato trovato insufficiente; Peres: il tuo regno è stato diviso e dato ai Medi e ai Persiani».
Dn 3,62-67
R. A lui la lode e la gloria nei secoli.
Benedite, sole e luna, il Signore.
Benedite, stelle del cielo, il Signore. R.
Benedite, piogge e rugiade, il Signore.
Benedite, o venti tutti, il Signore. R.
Benedite, fuoco e calore, il Signore.
Benedite, freddo e caldo, il Signore. R.
Lc 21,12-19
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza.
Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere.
Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto.
Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».
Commento
Il Vangelo che Luca ci consegna è una parola che non vuole spaventare, ma risvegliare. Gesù parla con dolcezza e verità ai suoi discepoli, li prepara a comprendere che la fede non elimina la fatica della vita, ma la riempie di un senso più profondo. Le sue parole non sono minacce: sono promesse di presenza, luce che entra nei luoghi in cui rischiamo di sentirci soli.
Gesù ci mette in guardia “metteranno le mani su di voi” usando il verbo epibállō: “afferrano”, “scagliano contro”.
È un’immagine dura, eppure realissima. Ci sono momenti nella vita in cui qualcosa sembra “gettarsi addosso” a noi: un imprevisto, una perdita, una parola sbagliata, una delusione profonda. Gesù non illude: la vita porta con sé ombre, fratture, contraddizioni.
Ma Lui non ne parla da lontano: sta già entrando nella sua Passione. Nessuna sofferenza ci è estranea, perché l’ha portata nel suo cuore.
«Questo diventerà per voi una testimonianza».
Il termine greco è martýrion: non solo testimonianza, ma martirio, rivelazione, una luce che si accende nel momento meno atteso.
Ciò che appare come perdita può trasformarsi in un luogo di fecondità. Quante volte, guardando indietro, scopriamo che proprio da una ferita è uscita una parola nuova, un modo diverso di vivere, un coraggio che prima non avevamo.
La crisi non è sempre il crollo della vita: spesso è lo spazio in cui Dio semina qualcosa di più vero.
«Io vi darò stóma kai sophía», “bocca e sapienza”.
È una promessa meravigliosa.
La parola che dirai nella prova non nascerà dalla tua bravura: ti sarà donata.
La sapienza che ti guiderà non sarà il frutto dei tuoi calcoli: ti sarà infusa nel cuore dallo Spirito.
In quel momento in cui ti senti svuotato, quando non sai più come rispondere, come reagire, come andare avanti, Gesù ti dice: “Lascia fare a Me. Io parlerò in te e per te.”
È così che la fede cresce: non con lo sforzo, ma con l’abbandono.
«Nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto»
Gesù parla di persecuzioni, tradimenti, odi… e poi dice che nemmeno un capello andrà perduto.
Il contrasto è voluto: Gesù ci mostra che l’apparente caos della storia non distrugge ciò che è più prezioso ai suoi occhi.
Dio custodisce la tua vita nel dettaglio: anche ciò che tu consideri insignificante è parte della sua cura.
Il mondo può scuoterti, ma non può toccare il nucleo della tua esistenza, che è nelle mani dell’Amato.
«Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita»
La parola finale, hypomonē, è la chiave del testo. Non è sopportazione passiva. Significa:
È questa fedeltà quotidiana, silenziosa, che “salva la vita”: la rende vera, piena, radicata.
Nella prima lettura, Baldassar vive nell’illusione del potere. Sembra forte, sicuro, inarrivabile. Ma la misteriosa scritta sul muro lo smaschera: tutto ciò che non è fondato su Dio crolla.
Accanto a lui c’è Daniele, l’uomo saggio e fedele. Non ha potere, non ha onori, ma possiede quella sophía che Gesù promette ai suoi discepoli: la capacità di leggere la vita con gli occhi di Dio.
Baldassar trema; Daniele resta saldo.
Il Vangelo di oggi ti invita proprio a questo: non cercare sicurezze in te, ma radicati nella fedeltà di Dio che non trema mai.
Domande per la riflessione personale
come Carlo Acutis dai spazio a Gesù nella tua vita e digli ogni giorno:
“Gesù, accomodati pure, fa’ come se stessi a casa tua”.
e non dimenticare che
“La santità non consiste nel fare cose ogni giorno più difficili, ma nel farle ogni volta con più amore” (S. Teresa D'Avila)